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sui social non si dialoga da un bel pezzo, quindi non capisco da dove sorga questo ottimismo, ingenuo, tale da ergerci a protagonisti del cambiamento su piattaforme il cui scopo, come da te detto, è quello del profitto basato sul caos algoritmico e sui meccanismi di reazione ai contenuti.

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La riflessione sul tema è molto importante, e concordo che ritirarsi senza riflettere rischi di non essere utile alle cause.

Mi vengono due pensieri:

uno è provocatorio: se strategicamente decidessimo di rimanere su Twitter per mantenere posizioni diverse e una totale radicalizzazione, allora diventerebbe opportuno per lo stesso obiettivo cercare di guadagnare territorio andando apposta per esempio su Truth, Rumble o altri luoghi digitali che appartengono a una certa parte?

La mia risposta personale al momento è dettata da un comfort minimo: non condivido diverse scelte di come funziona Threads, come descritto anche nel post, (o anche lo stesso Substack) però sono luoghi luogo ancora frequentabili; Twitter, ad oggi, per me decisamente meno. (qui si potrebbe comunque fare un discorso di organizzazione collettiva per riuscire a gestirlo, magari)

Il secondo è che per me la risposta alla domanda finale passa anche per delle piattaforme strutturalmente diverse.

Se i social di oggi sono piazze private, forse ora c'è una speranza di luoghi digitali più aperti come Bluesky o il social web (fediverso, mastodon, etc).

Per anni non ci credevo, pensavo che roba come Mastodon non avesse alcuna speranza (e ho ancora i miei dubbi) però oggi penso che sia strategicamente utile spingere su strutture diverse (senza necessariamente ritirarsi totalmente dalle altre non alleate, come scrivevi sopra)

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